martedì 13 ottobre 2009

rock minuet

venerdì 12 giugno 2009

PER TUTTI I POPOLI ROM



Il cuore rallenta, la testa cammina,
in quel pozzo di piscio e cemento,
a quel campo strappato dal vento
a forza di essere vento....
porto il nome di tutti i battesimi,
ogni nome il sigillo di un lasciapassare,
per un guado, una terra, una nuvola, un canto,
un diamante nascosto nel pane...
per un solo dolcissimo umore del sangue,
per la stessa ragione del viaggio viaggiare...
Il cuore rallenta e la testa cammina
in un buio di giostre in disuso,
qualche rom si è fermato italiano
come un rame a imbrunire su un muro...
saper leggere il libro del mondo
con parole cangianti e nessuna scrittura,
nei sentieri costretti in un palmo di mano,
i segreti che fanno paura,
finchè un uomo ti incontra e non si riconosce
e ogni terra si accende e si arrende la pace....
i figli cadevano dal calendario,
Yugoslavia, Polonia, Ungheria,
i soldati prendevano tutti
e tutti buttavano via...
poi Mirka a San Giorgio di maggio
tra le fiamme dei fiori a ridere a bere
e un sollievo di lacrime a invadere gli occhi
e dagli occhi cadere...
ora alzatevi spose bambine
che è venuto il tempo di andare,
con le vene celesti dei polsi
anche oggi si va a caritare
e se questo vuol dire rubare,
questo filo di pane tra miseria e sfortuna,
allo specchio di questa kampina
ai miei occhi limpidi come un addio,
lo può dire soltanto chi sa di raccogliere in bocca
il punto di vista di Dio...
Poserò la testa sulla tua spalla
e farò
un sogno di mare
e domani un fuoco di legna
perché l'aria azzurra
diventi casa,
chi sarà a raccontare,
chi sarà
sarà chi rimane,
io seguirò questo migrare,
seguirò
questa corrente di ali....

lunedì 8 giugno 2009

per chi si sente abbandonato da tutto e tutti



JONNY CASH / SPIRITUAL
Jesus
I don't wanna die alone
Jesus oh Jesus
I don't wanna die alone
My love wasn't true
Now all I have is you
Jesus oh Jesus
I don't wanna die alone
Jesus
If you hear my last breath
Don't leave me here
Left to die a lonely death
I know I have sinned but Lord I'm
suffering
Jesus Oh Jesus
If you hear my last breath
Jesus
I don't wanna die alone
Jesus oh Jesus
I don't wanna die alone
My love wasn't true
Now all I have is you
Jesus Oh Jesus
I don't wanna die alone
Jesus
Jesus
All my troubles
All My pain
Will leave me
Once again
All my troubles
All my pain
Will leave me once again
All my troubles
All my pain
Will leave me once again Once again

martedì 19 maggio 2009

Goodbye Lenin - Yann Tiersen



Ecco, comincia la musica, Yann accarezza i tasti di un pianoforte,
l' atmosfera diventa magica, chiudo gli occhi e dimentico tutto...
il tutto diventa niente attorno a me, ci siamo solo io e la musica....
apro le ali, quelle ali troppo spesso stanche, mi libro nell' aria,
è una sensazione astratta, come astratto è il silenzio della musica...
vorrei non aprire gli occhi, ho paura di ciò che ritroverò al mio risveglio....
voglio dimenticare tutto, dimenticare chi mi ha ferito,
dimenticare il frastuono del nulla, dimenticare il rumore della stupidità,
dimenticare le lacrime sprecate....
Yann continua a suonare, sembra dirmi:
La gente è infelice perchè non si accorge delle cose belle,
è troppo impegnata nelle cose materiali,
è troppo impegnata a saziare il proprio corpo e non ha tempo per l' anima...
io continuo ad ascoltare la musica e vorrei che non finisse mai...
ma ecco, ecco, è finita, riapro gli occhi e ritorno alla vita di sempre....
sono stati solo 4 minuti, ma in quei pochi istanti mi sono sentito davvero vivo.
Grazie Yann, per questi pochi attimi di magìa...

sabato 16 maggio 2009

martedì 12 maggio 2009

NICK DRAKE / CELLO SONG




Nick Drake
Un amore nascosto dietro il sole...
ha scritto canzoni di disarmante bellezza, espresso emozioni uniche e irripetibili, cambiato il volto della musica d'autore. Una rivoluzione silenziosa durata soltanto quattro anni. Nessuno all'epoca si accorse di lui. Per decenni la sua arte è rimasta tesoro custodito da pochi fan devoti. Ora la riscoperta. E la tardiva consacrazione. Storia dell'esile cantore della "Pink Moon"
ARIEL BERTOLDO
Nick Drake... un cuore bianco versato fra le stelle
Lo stereo dipinge la stanza di colori violacei, la voce nuda e sottile di Nick Drake è vita che sfugge di mano. Questo album vi verrà presentato da molti come il testamento dell’artista, ma voi non fermatevi qui perché non è questo, o non solo. Pink Moon è un palazzo di cristallo i cui corridoi sono attraversati da una voce straordinariamente ispirata, da una chitarra limpida che traccia il percorso e disegna di ombre la luce lunare, da qualche sprazzo di piano delicato che infrange quieto i labirinti di specchi. A tutti gli effetti il risultato è quello di un suono essenziale, di una melodia scarnificata e sottile, consapevole, intimista. Non c’è tempo per distrarsi: occorre intraprendere un viaggio dentro noi stessi, chiuderci nel silenzio dei nostri spazi più intimi e affrontare la strada che ci conduce attraverso i canali polverosi e remoti dell’animo umano. La poesia velata di Drake ci costringe ad una sorta di implosione, dà inizio a proiezioni oniriche che appestano l’aria di spleen, gocciolano di malessere chimico e trasudano antidepressivi e incapacità di far splendere il sole. Dobbiamo lisciare i nostri animi, scaldare le gomme lungo i labirinti del nostro di dentro. Il risultato è una continua tensione verso l’esterno che non riesce a realizzarsi e genera un senso di claustrofobia sonora insostenibile, velenosa e impregnata di assurda dolcezza. Il suono ripercorre ossessivo le sofferenze consuete, Nick ci ribadisce l’incapacità della vita umana di realizzarsi, di ardere e fiammeggiare, di fermarsi serena a godere del chiaro di luna. La sua voce è una spugna imbevuta di amarezza terrena, e si riempie di forza per sussurrarci quieta che per noi c’è ancora una via d’uscita.

Se lasciate che le vostre orecchie si abituino all’oscurità, scoprirete un mondo onirico delicato e brillante. Ascoltatelo con calma, datevi tempo: il rumore della vita frenetica vi acceca l’udito e rende necessario un momento di latenza per potersi abituare al silenzio della luna, per sentire con precisione ogni piccolo particolare. Dopo qualche ascolto mi sembra di essere diventata spirito. Chiudo gli occhi, sfrutto il dono dell’invisibilità e vengo proiettata nell’animo più profondo di un uomo che sussurra a se stesso, partecipo al fluire sonoro di una coscienza sofferta, troppo personale per essere capita e apprezzata a un ascolto distratto. È come se la musica facesse eco nella mente di Drake, e io avessi la fortuna di assistere a questa lunga confessione sonora. La chitarra non è altro che un’estensione della voce, le corde vocali vengono percosse e sussurrano in arpeggi delicati, di tanto in tanto il palazzo di cristallo cade a pezzi e si fa pianoforte tintinnante fra le dita dell’artista (Pink Moon). La voce è inquieta, corrotta, sofferta, inzuppata di male di vivere. L’approccio a questa musica è tutt’altro che lineare e immediato, all’inizio vi fa perdere il senso dell’orientamento e dello spazio come quando entrate in una stanza buia. Ma appena l’orecchio e l’animo si abituano alla penombra, quello che si apre e fa la ruota è un mondo sottile, lunare, fragile e bellissimo. Le note mi accarezzano caliginose e soffici, delineano con delicatezza i miei labirinti interiori, una luna inquietante dona agli spazi una colata di luce rosa soffusa, molle, malata. Se vi fidate di tutto questo, chiudete gli occhi per un momento e lasciate che la poesia perfetta di From the morning faccia il suo corso dentro di voi e vi sollevi da terra nelle notti d’estate che non finiscono mai. Nick Drake è un clown dagli occhi tristi e dal cuore bianco, ma vola leggero lungo le notti stellate. Le parole mi travolgono in un flusso impetuoso, come un fiume in piena che infrange i suoi argini con lentezza irreale, la luna è un fluido rosa psichedelico e pulsante. Drake mi trascina con il delirio incantevole dell’estasi generata dall’annullamento dell’essenza umana. La vita diventa uno scorrere surreale, deformata dall’allucinazione. E porta alla paralisi ogni possibilità di reazione. Ma per noi una speranza sembra farsi strada all’orizzonte, Nick mi confida un segreto che ha raccolto attraversando i corridoi asettici dell’annullamento individuale, e me lo dona, lucente e incantato: puoi dire che il sole splende se lo vuoi veramente.

Ripongo il vinile. Nick mi gira le spalle e se ne va, con una mano in tasca, nella luce grigia della sera. Grazie per la bellezza che ci hai regalato nel tuo breve soggiorno fra noi, adesso puoi davvero imboccare la strada che ti porta alle stelle
ESTRAPOLATO DA www.agoramagazine.it

mercoledì 6 maggio 2009

JOHNNY CASH / HURT




NO ALLA LA PENA DI MORTE


La Sedia Della Pietà / NICK CAVE

Cominciò quando mi presero da casa mia
e mi misero sulla "strada della morte..."
io sono quasi completamente innocente, lo sai.
Lo dirò di nuovo
Io…non…ho…paura…di…morire.

Ho cominciato a scaldarmi e a raffreddarmi
per gli oggetti e i loro campi...
una tazza rozza, uno mocio attorcigliato,
il viso di Gesù nella mia zuppa,
quei sinistri accordi a cena,
le ruote stregate del carrello del pranzo...
un osso uncinato si alza dal mio cibo,
tutte le cose né buone né cattive...

la sedia della pietà sta aspettando,
penso che la mia testa stia bruciando
e ad ogni modo lo sto desiderando...
un occhio per un occhio,
un dente per un dente,
comunque ho detto la verità
e non ho paura di morire.

Interpretare segni e catalogare,
un dente annerito, una nebbia scarlatta...
le pareti sono scadenti, nere,
essi sono un respiro malato al mio posteriore,
essi sono un respiro malato che si raduna al mio posteriore...

sento storie dalla camera,
come Cristo nacque dentro una mangiatoia
e come un rozzo sconosciuto
morì sopra una croce,
potrei dire che sembra adattarsi a modo suo,
lui era un falegname di mestiere,
almeno ecco ciò che ha detto...

come la mia buona mano io,
ho tatuato M.A.L.E. tra il pugno di suo fratello,
quei cinque zozzi! Non fecero niente per sfidare o resistere.

nel Paradiso il suo trono è fatto d’oro,
l’arca del suo Testamento è riposta,
un trono di cui ha raccontato,
tutta la storia si spiega...
quaggiù è fatto di legno e filo elettrico
e il mio corpo va a fuoco
E Dio non è mai lontano...

nella sedia della pietà mi arrampico,
la mia testa è rasata, la mia testa è connessa
e come la falena che cerca
di entrare nell’occhio radioso,
così io vado trascinandomi fuori dalla vita,
solo per nascondere nella morte un attimo...
comunque non ho mai mentito...

la mia mano assassina si chiama M.A.L.E.
Indossa una fascia da matrimonio che è B.E.L.L.A.
e la catena di una lunga sofferenza
ferma tutto quel sangue ribelle...

la sedia della pietà sta aspettando,
penso che la mia testa stia bruciando
e ad ogni modo lo sto desiderando...
un occhio per un occhio,
un dente per un dente,
non ho paura di morire...

la sedia della pietà sta bruciando
e penso che la mia testa stia ardendo,
ad ogni modo lo sto sperando...

bruciare con tutti questi sguardi di incredulità,
un occhio per un occhio,
un dente per un dente
e comunque non c’era prova,
né un motivo e nè un perché.

la sedia della pietà sta fumando
e penso che la mia testa si stia sciogliendo
e ad ogni modo la sto aiutando...

una bugia per una bugia,
una verità per una verità...
non ho niente da perdere
e non ho paura di morire...

la sedia della pietà si sta sciogliendo
e penso che la mia testa stia bollendo
E ad ogni modo sto rovinando
tutto il divertimento con tutta questa verità e conseguenza...
Un occhio per un occhio
e una verità per una verità...
non ho paura di morire...
una vita per una vita
e una verità per una verità
e comunque non c’era prova,
ma non ho paura di raccontare una bugia...

NICK CAVE

lunedì 4 maggio 2009

QUEENS OF THE STONE AGE / A SONG FOR THE DEAF




VELVET UNDERGROUND / LA CANZONE DELLA MORTE DELL' ANGELO NERO
Le miriadi di scelte di questo destino
servite su un piatto,
perché lui possa scegliere
che cos’ha da perdere,
non il fantasma di un paese insanguinato
tutto coperto dal sonno,
dove l’angelo nero pianse,
non una strada di una vecchia città dell’est
ha dovuto scegliere...
con il pensiero del fratello
camminava attraverso la notte,
coi suoi capelli in faccia
e con un lungo taglio frantumato, del coltello di G.T....
l’uomo, rianimatosi, ha sgambettato velocemente attraverso l’alba,
finché abbiamo detto ripetutamente
alla sua testa acuta e strillante,
che splendeva allegramente orlata e
rigata di rosso,
mescolata con la scelta del tempo
su pattini di ghiaccio che grattano grosse lastre...
ti tagli la bocca col rasoio sanguinante,
dimenticando il dolore,
l’antisettico rimane un freddo saluto...
così cominci a volare
verso la comoda neve bruna dell’est,
andata a scegliere
reliquie propiziatorie, rendendo difficile dimenticare
da dove vieni...
la funzione dei tuoi occhi
serve a realizzare fama...
scegli ancora
il ritornello del vagabondo, del sacrilegio recluso...
per la perdita di un cavallo
sono andate le viscere e una coda di ratto...
vieni ancora, scegli di andare...
e se il terrore dell’Epifania ti ha ridotto a vergognarti
ad avere la testa scossa e agitata,
scegli una parte su cui stare...
se la pietra cade,
Spacca la didattica in due,
lascia i segni dei passaggi del topo...
non urlare, prova a intervalli,
se scegli, prova a perdere...
per la perdita di tutto il resto vieni e comincia,
comincia il gioco,
scegli di scegliere,
scegli di scegliere, scegli di andare...

sabato 2 maggio 2009

NINE INCH NAILS / DEAD SOULS




Ferito

Colpisco me stesso oggi
per vedere se provo ancora qualcosa...
mi concentro sul dolore
l’unica vera cosa che mi rimane...

La siringa piange un buco,
il caro vecchio pungiglione
cerca di uccidere tutto,
ma ricordo ogni cosa...

che cosa sono diventato?
Il mio più dolce amico,
ognuno lo so,
va via alla fine...

tu potresti averlo tutto
Il mio impero di immondizia...
ti lascerò giù,
ti ferirò...

indosso questa corona di merda
sopra la mia sedia da bugiardo...
pieno di pensieri spezzati
non posso riparare,
sotto le macchie del tempo...

Il sentimento scompare,
tu sei qualcun altro e
io sono ancora qui...


tu potresti averlo tutto
Il mio impero di immondizia,
ti lascerò giù,
ti ferirò...

se potessi iniziare di nuovo,
un milione di miglia via...
vorrei trattenere me stesso,
Vorrei cercare un modo...

NINE INCH NAILS / HURT

mercoledì 29 aprile 2009

BEIRUT / ELEPHANT GUN



Amo la musica, mi da emozioni difficilmente descrivibili...
mi fa sentire vivo, mi riempie l' anima di serenità...
accende la luce della speranza solitamente spenta nei miei occhi...
lei non mi ha mai tradito...
mi ha accolto sotto il suo manto nei momenti di disperazione,
mi ha accarezzato ed asciugato le lacrime,
mi ha accolto in un mondo fatto di sogni,
un mondo dove niente e nessuno può ferirti e farti male...
è il mio faro, la terra intravista dopo giorni di mare aperto...
voglio compiere il mio cammino sempre a passo si musica,
fino alla fine dei miei giorni...
è grazie alla musica che sto scrivendo queste inenarrabili minchiate (mortacci sua)...

lunedì 27 aprile 2009

ATMOSPHERE




Cammina in silenzio
non andartene...
bada al pericolo,
pericoli sempre...
conversazione senza fine,
ricostruzione esistenziale...
non andartene,
cammina in silenzio...
non allontanarti...
in silenzio...
la tua confusione e
le mie illusioni
indossate come una maschera d'odio...
non andartene...
per la gente come te è facile...
messo a nudo
al settimo cielo,
a caccia vicino al fiume...
per le strade,
via da ogni angolo troppo in fretta...
pensaci con la dovuta attenzione,
non andartene...
cammina...
in silenzio...
non andartene ...
ATMOSPHERE / JOY DIVISION

mercoledì 22 aprile 2009

LOU REED / WAVES OF FEAR



Oggi posto un video che ho trovato per caso su youtube e siccome ci sono due personaggi che adoro, lo posto in questa valle di lacrime, porcaccia di una puttanaccia d' eva.....vi consiglio di non perdere l'assolo finale della chitarra di Robert Quine, quel testone pelato sapeva farla anche piangere la chitarruzzola e che scrivere sull' interpretazione di De Niro in taxi driver? Nulla, anche perchè mi rompo le palle....

martedì 21 aprile 2009

CRISTINA DONA' FEAT ROBERT WYATT /GOCCIA



Il 22 aprile di cento anni fa nasceva uno dei più grandi personaggi della storia italiana del secolo scorso...

LA VITA DI INDRO MONTANELLI

Nasce il 22 aprile 1909 a Fucecchio da Maddalena Doddoli e Sestilio Montanelli, nel palazzo di proprietà della famiglia
della madre.
Passa l'infanzia nel paese natale e spesso è ospite alle "Vedute", presso la villa di Emilio Bassi, sindaco di Fucecchio
per quasi un ventennio nei primi anni del Novecento. A Emilio Bassi, che spesso considerò come un "nonno" adottivo,
resterà legato tanto da volere che a lui fosse cointitolata la Fondazione costituita nel 1987.
Il padre, preside di Liceo, è trasferito prima a Lucca, poi a Nuoro, dove il giovane Indro lo segue. Seguendo ancora gli
spostamenti del padre, frequenta il liceo a Rieti.
Si iscrive quindi alla facoltà di giurisprudenza a Firenze, ma trascorre periodi in Francia, a Grenoble e a Parigi, dove
inizia l'apprendistato giornalistico collaborando a "Paris soir".
Oltre che in Giurisprudenza ottiene anche la laurea in Scienze Politiche.
Nei primi anni Trenta aderisce alle ideologie anticapitalistiche e antiborghesi; entra in contatto con Berto Ricci e
collabora con "L'Universale". In questo periodo conosce Leo Longanesi che riconoscerà sempre come suo maestro di
giornalismo.
Nel 1935, nelle edizioni del Selvaggio, esce il suo primo libro "Commiato dal tempo di pace". Passa in Canada come
corrispondente di Paris Soir e per integrare i guadagni tiene conferenze per le comunità italiane locali e fa anche il
contabile in una fattoria finché viene assunto dall'Agenzia di New York dell'United Press.
1935-1936 Partecipa come volontario alla guerra di Etiopia, da dove invia le sue corrispondenze di guerra che saranno
raccolte nel volume "Ventesimo battaglione eritreo" ("Sono nato come giornalista nella guerra d'Abissinia"). Sul campo
di battaglia si guadagna due decorazioni.
1937 E' in Spagna durante la guerra civile, come corrispondente del "Messaggero" di Roma. Il suo servizio sulla
battaglia di Santander ("E' stata una passeggiata militare con un solo nemico: il caldo") è considerato offensivo per
l'onore delle forze armate. Viene rimpatriato per ordine personale di Mussolini e sospeso dal Partito Fascista a cui non
aderirà più. Nell'impossibilità di svolgere la professione di giornalista, ottiene il posto di direttore dell'Istituto di Cultura di
Tallinn e di lettore di letteratura italiana presso l'Università di Dorpat in Estonia, dove resta per circa un anno.
1938 Rientra in Italia dove Aldo Borelli, direttore del "Corriere della Sera", gli offre un contratto di collaborazione per
articoli di viaggi e di letteratura, evitando però temi politici. Viene quindi inviato in Albania per un servizio su quel paese
alla vigilia della conquista italiana. Dalle corrispondenze inviate al Corriere nasce il libro "Albania una e mille" (1939).
1939 Nel mese di luglio viene inviato dal Corriere in Germania per seguire un gruppo di giovani fascisti che in bicicletta
dovevano fare un giro di propaganda. Qui rimane fino allo scoppio della guerra, per spostarsi poi sul fronte dove assiste
alla resa della Polonia. Ancora una volta è Mussolini in persona a deplorare gli articoli di Montanelli, che viene quindi
costretto a ritirarsi di nuovo in Estonia. Qui viene sorpreso dall'invasione da parte dell'Unione Sovietica e si trasferisce
quindi in Finlandia, a Helsinki. Ma anche qui giunge ben presto l'attacco da parte dei Sovietici che viene raccontato in
diretta da Montanelli. Ormai, scrisse in "Qui non riposano", "Tutti cominciarono ad attribuirmi il potere taumaturgico di
presentire le catastrofi e di sapermici trovare a tempo nel mezzo".
1940 Segue la guerra russo-finlandese fino al mese di marzo, quando i Sovietici si ritirano. In aprile si trasferisce a
Oslo, ancora una volta mentre sta arrivando l'esercito tedesco. Anche qui le sue corrispondenze lo rendono sgradito sia
ai Tedeschi che agli Inglesi di cui critica l'impreparazione. Costretto ad allontanarsi, alterna poi soggiorni in Svezia e in
Norvegia.
Tornato a Roma, assiste alla dichiarazione di guerra da parte dell'Italia ed è inviato sul fronte francese; quindi si sposta
attraverso Belgrado, Sofia, Bucarest e Budapest. Il 26 ottobre è richiamato a Roma, da dove viene inviato in Grecia a
seguire la disastrosa campagna militare italiana. Si porta quindi in Iugoslavia dove assiste all'indipendenza del
Montenegro. Finiscono qui le sue corrispondenze di guerra, anche se continua la sua collaborazione al "Corriere della
Sera": "E così finì la mia carriera di corrispondente di guerra. Ne avevo abbastanza. Rientrando, chiesi al giornale di
mettermi da parte".
1942 Il 24 novembre sposa a Milano Maggie De Colins De Tarsienne.
1943 E' ricercato perché accusato di aver scritto un articolo sugli amori del Duce, ma riesce a sfuggire all'arresto dei
Fascisti.
1944 Il 5 febbraio viene catturato dai Tedeschi in Val d'Ossola dove cercava di raggiungere i partigiani del Partito
d'Azione. E' processato, percosso e condannato a morte il 20 febbraio. Anche la moglie Maggie è arrestata e accusata
di tradimento, in quanto austriaca, per non aver denunciato il marito. Rimane in carcere per tre mesi a Gallarate e poi a
San Vittore, ma la sentenza non viene eseguita grazie all'interessamento del cardinale Schuster la cui mediazione era
stata richiesta dal Vaticano su sollecitazione della madre di Indro, infaticabile nel tentare tutte le strade per salvare il
figlio. Riuscito a fuggire di prigione, ripara in Svizzera dove rimane fino alle fine della guerra.
1945 Riprende il suo posto al "Corriere della Sera", a cui collabora con numerosi servizi specialmente sulla terza
pagina. Nel dopoguerra escono i suoi libri di carattere satirico e di costume. Inizia poi nel 1957, con la Storia di Roma, la
serie di volumi dedicati alla divulgazione storica, che ottengono un grande successo di pubblico, coprendo in oltre
quarant'anni di attività tutta la storia d'Italia fino ai giorni nostri. Collabora anche a diversi periodici, tra cui "Il Borghese",
spesso utilizzando pseudonimi.
1956 E' in Ungheria dove, ancora una volta, racconta in diretta un grande evento: la rivoluzione di Budapest e l'arrivo
dei carri armati sovietici.
1973, novembre. Inizia la collaborazione con "Oggi", prima con la rubrica "La Stanza", poi con "I Dialoghi" e "Le
domande di Oggi - Indro Montanelli risponde al direttore".
1974 Lascia il Corriere della Sera per incompatibilità con la linea politica seguita dal direttore Piero Ottone. Fonda il
"Giornale nuovo" (il primo numero esce il 25 giugno), a cui collaborano firme prestigiose quali Enzo Bettizza, Egisto
Corradi, Guido Piovene, Cesare Zappulli, tra gli italiani, e Raymond Aron, Eugène Ionesco, Jean François Revel, e
François Fejto tra gli stranieri.
1974, 6 settembre Sposa Colette Rosselli.
1977, 2 giugno. Subisce a Milano un attentato da parte delle Brigate rosse. Gli attentatori otterranno in seguito il
perdono di Montanelli.
1987 Viene costituita a Fucecchio la Fondazione Montanelli Bassi.
1994, 11 gennaio. Dopo mesi di contrasto con l'editore Berlusconi, che nel frattempo ha annunziato l'intenzione di
scendere in politica, Montanelli insieme ad altri redattori lascia il Giornale e fonda "La Voce", il cui primo numero esce il
22 marzo. 1995, 12 aprile. "La Voce", a corto di capitali e di pubblicità, è costretta a chiudere. Montanelli torna al
"Corriere della Sera", per il quale firma editoriali e tiene giornalmente una "Stanza" rispondendo alle domande dei lettori.
Continuano intanto a uscire i volumi sulla "Storia d'Italia", curati insieme a Mario Cervi.
2001, 22 luglio. Muore a Milano. L'urna con le sue ceneri è deposta accanto alla tomba della madre nella cappella di
famiglia a Fucecchio.

Articolo estrapolato da
www.nonsolobiografie.it

lunedì 20 aprile 2009

PETER GABRIEL / MERCY STREET




Nel buio di quella strada
tra quelle macchine spente,
ho lasciato un pezzetto di cuore.
Su quel pavimento bianco e nero
i miei passi sbagliati
restano impressi a fuoco,
l'acqua di quel laghetto grida,
nessuno l'ha più accarezzata...
Quelle mattonelle gialle
che tanto ho desiderato calpestare
mi attendono ancora...
L'eco della mia gioia resta
anche se io sono altrove,
tornerò ogni tanto
a togliere la polvere
ma solo per un istante...
quelle porte a vetri sono chiuse
i ricordi imprigionati dentro,
fastidiosi...
Ogni posto per me
non sarà più come prima,
l'eco della mia gioia perduta
vi urlerà in eterno.

federica vergondi / l' eco

domenica 19 aprile 2009

SIGUR ROS / STARALFUL





Sorridente,
girando in cerchio e
tenendo le mani,
l'intero mondo è confusione
ma tu resti in piedi...

zuppo,
completamente fradicio e
senza stivali di gomma,
sentendoci vivi dentro di noi...
voglio uscire dal guscio...

il vento entra
con l'odore dei tuoi capelli all'aperto,
lo raggiungo il più velocemente possibile
con il mio naso...

saltando dentro le pozzanghere
completamente fradicio,
zuppo e
senza gli stivali addosso...

inizio a sanguinare dal naso
ma mi alzo sempre...

inizio a sanguinare dal naso
ma mi alzo sempre

SIGUR ROS / HOPPIPOLLA

whenever i listen this song, i feel touched by angels

sabato 18 aprile 2009

BRIAN ENO AND DAVID BYRNE / HOME




Ogni mattina sono a pezzi,
muoio ogni giorno...
ogni notte divento più debole
e ogni notte piango...
fermo sotto la pioggia,
fuori nella strada
che sciupa il mio viso...
lacrime negli occhi...

troppo cuore,
troppo Cuore...

non so perché mi sveglio,
non so perché tento...
ero io quello calmo
o ero qualche altro ragazzo?
Fermo nelle ombre del cielo...
nessuno sa che sto piangendo...
abbattuto dal mio amore....

Troppo Cuore,
Troppo Cuore...

Ogni mattina
sono a pezzi
e le notti
mi risveglio...
lacrime sul mio viso,
sotto la pioggia
solo con il mio orgoglio,
trattenendo il mio dolore...

Troppo Cuore,
Troppo Cuore...

DEMASIADO CORAZON / WILLY DE VILLE

venerdì 17 aprile 2009

PAOLO CONTE / DIAVOLO ROSSO




spendete dieci minuti del vostro tempo, per ascoltare e vedere un' esecuzione magistrale di un monumento della musica italiana....

mercoledì 15 aprile 2009

PORTISHEAD / WE CARRY ON





E’ la primavera del mio affetto
la seconda stagione che sto conoscendo,
sei la luce del sole nel mio crescendo,
sentivo cosi poco calore prima...
non é difficile farmi sentire ardente...
ho guardato il fuoco crescere lentamente,
è l’estate dei miei sorrisi...
fuggite da me "guardiani del buio",
parlami solo con i tuoi occhi,
per te porto questa melodia...
non é difficile da riconoscere,
queste cose sono chiare per tutti
da sempre...



parla, parla...
ho sentito il freddo del mio inverno,
non ho mai pensato che se ne sarebbe andato,
ho maledetto l’oscurità scesa sopra noi,
ma io so che ti amo cosi...
ma lo so che ti amo cosi...



queste sono le stagioni delle emozioni
e come il vento salgono e scendono...
questa é la meraviglia della preghiera,
vedo la torcia che tutti dobbiamo tenere,
é il mistero del quoziente,
sopra tutti noi una pioggia leggera deve cadere.

LED ZEPPELIN / THE RAIN SONG

venerdì 10 aprile 2009

red house painters / down colorful hill




Ma dove cazzo è finito Papa Benedetto XVI? Non mi aspettavo molto da un Papa tedesco, ma credo che abbia superato ogni limite di sopportazione!

giovedì 9 aprile 2009

RADIOHEAD / HOW TO DISAPPEAR COMPLETELY




Trova il tempo..

Trova il tempo di pensare,
trova il tempo di pregare,
trova il tempo di ridere,
è la fonte del potere,
è il più grande potere sulla Terra,
è la musica dell'anima.

Trova il tempo per giocare,
trova il tempo per amare ed essere amato,
trova il tempo di dare,
è il segreto dell'eterna giovinezza,
è il privilegio dato da Dio...
la giornata è troppo corta per essere egoisti.

Trova il tempo di leggere,
trova il tempo di essere amico,
trova il tempo di lavorare,
è la fonte della saggezza,
è la strada della felicità,
è il prezzo del successo.

Trova il tempo di fare la carità,
è la chiave del Paradiso.

TERESA DI CALCUTTA

domenica 5 aprile 2009

LAURIE ANDERSON / LIFE ON A STRING





Va' serenamente in mezzo al rumore e alla fretta
e ricorda quanta pace ci puo' essere nel silenzio.

Finche' e' possibile senza doverti arrendere conserva
i buoni rapporti con tutti.

Di' la tua verita' con calma e chiarezza, e ascolta gli altri,
anche il noioso e l'ignorante, anch'essi hanno una loro storia da raccontare.
Evita le persone prepotenti e aggressive, esse sono un tormento per lo spirito.

Se ti paragoni agli altri, puoi diventare vanitoso e aspro,
perche' sempre ci saranno persone superiori ed inferiori a te.

Rallegrati dei tuoi risultati come dei tuoi progetti.
Mantieniti interessato alla tua professione, benche' umile;
e' un vero tesoro rispetto alle vicende mutevoli del tempo.

Sii prudente nei tuoi affari, poiche' il mondo e' pieno di inganno.
Ma questo non ti impedisca di vedere quanto c'e' di buono;
molte persone lottano per alti ideali, e dappertutto la vita e' piena di eroismo.

Sii te stesso. Specialmente non fingere di amare.
E non essere cinico riguardo all'amore,
perche' a dispetto di ogni aridita' e disillusione esso e' perenne come l'erba.

Accetta di buon grado l'insegnamento degli anni,
abbandonando riconoscente le cose della giovinezza.

Coltiva la forza d'animo per difenderti dall'improvvisa sfortuna.
Ma non angosciarti con fantasie.

Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine.
Al di la' di ogni salutare disciplina, sii delicato con te stesso.

Tu sei un figlio dell'universo, non meno degli alberi e delle stelle;
tu hai un preciso diritto ad essere qui.
E che ti sia chiaro o no, senza dubbio l'universo va schiudendosi come dovrebbe.

Percio' sta in pace con Dio, comunque tu Lo concepisca,
e qualunque siano i tuoi travagli e le tue aspirazioni,
nella rumorosa confusione della vita conserva la tua pace con la tua anima.

Nonostante tutta la sua falsita', il duro lavoro e i sogni infranti,
questo e' ancora un mondo meraviglioso. Sii prudente.

Fa di tutto per essere felice.

Max Ehrmann

giovedì 2 aprile 2009

BECK / ROUND THE BEND




T'AMO COME L'IMMAGINE


T'amo come l'immagine della volta notturna,
o vaso di tristezza, o grande taciturna;
e più quando elusiva mi sfuggi, seducente
gemma delle mie notti, e ironicamente
leghe su leghe accumuli, distanze su distanze,
e rubi alle mie braccia le azzurre lontananze.

Io m'avanzo a combattere, all'assalto m'inerpico, come sopra un cadavere uno stuolo di vermi:
o implacabile, cruda belva, più bella ancora
nel gelo che ti impietra e il cuore m'immanora.

(Baudelaire)

Ricorda sempre che io ti sto vicino....
a volte la presenza fisica è superflua....
in casi straordinari basta la presenza dell' anima...
ti penso sempre tesoro mio

sabato 28 febbraio 2009

ARCADE FIRE / Neighborhood #3




Questa valle è triste e grigia: una fredda nebbia
la opprime;
come fronte di vecchio l'orizzonte è rugoso;
uccello, gazzella,
prestatemi il vostro volo; lampo, portami via!
in fretta, presto,
verso i prati del cielo dove la primavera regna
e ci invita
alla festa eterna, allo splendido concerto
che sempre vibra,
la cui eco lontana turba la fibra
del mio cuore ansimante.
Là, sotto gli occhi di Dio benedicente, raggiano
strani fiori,
là sono alberi in cui come nido gorgheggiano
migliaia d'angeli;
là ogni suono sognato, là ogni splendore
inaccessibile
formano, in un imene miracoloso, cori
inenarrabili!
là, vascelli innumerevoli dai cordami di fuoco
fendono le onde
di un lago di diamante dove sono dipinti
il cielo blu e i mondi;
là, nell'aria incantata, volteggiano odori
ammalianti,
inebriando insieme il cervello e i cuori
con le loro carezze.
E vergini dalla carne fosforescente, dagli occhi
la cui orbita austera
racchiude la siderale immensità dei cieli
e del mistero,
baciano castamente, come si addice ai defunti,
il santo poeta
che scorge un turbinìo di legioni di spiriti
sulla sua testa.
L'anima, in questo Eden, beve a lunghi sorsi l'ideale,
torrente splendido
che scende da alti luoghi e svolge il suo cristallo
senza una ruga.
Ah! per trasportarmi in quel settimo cielo,
me, povero diavolo,
me, fragile figlio di Adamo, cuore tutto materia,
lontano dalla terra,
da questo mondo impuro dove ogni giorno il fatto
distrugge il sogno,
dove l'oro rimpiazza tutto, la bellezza, l'arte, l'amore,
dove non si solleva
alcuna gloria un poco pura senza che i fischiatori
la deflorino,
dove gli artisti per disarmare i denigratori
si disonorano,
lontano da questa galera dove, tranne il debosciato che se la dorme,
tutti sono infami,
lontano da tutto ciò che vive, lontano dagli uomini
e ancor più dalle donne,
aquila, al sognatore ardito, per alzarlo dal suolo,
apri la tua ala!
Lampo, portami via! Uccello, gazzella,
prestatemi il vostro volo!

PAUL VELRAINE

LEONARD COHEN / ANTHEM




SIERRA LEONE: I bambini vittime di bambini soldato

Raffaele Masto, giornalista di Radio Popolare, nel febbraio scorso ha visitato il progetto che la Fondazione "aiutare i bambini" ha realizzato in Sierra Leone in collaborazione con Padre Maurizio Boa, per sostenere le spese scolastiche di 30 bambini orfani che hanno subito amputazioni a Freetown.
Durante le sue giornate a Freetown, Raffaele ha incontrato bambini con alle spalle storie orrende, di violenza e ferocia che li hanno segnati anche fisicamente. Raffaele ha raccolto queste storie e ce le racconta mostrando quanto un aiuto, come quello di Padre Maurizio, può significare per far tornare sorrisi cancellati dal terrore.

"Uno dei lati del cortile è delimitato da un ampio muro dipinto di giallo oltre il quale ci sono le camerette: piccole, ordinate, sobrie, con i letti a castello. Le ragazze - adolescenti intorno ai 14-15 anni - chiacchierano allegre nel cortile, alcune si fanno le "treccine" a vicenda, altre ascoltano musica da un vecchio registratore, altre cucinano riso e carne in un pentolone su un fuoco di legna che arde nel centro del cortile.
Fuori la caotica Freetown vive le ultime ore di luce della giornata. Sulla Kissy Road sfrecciano auto sgangherate, taxi collettivi, camion stracolmi a fianco di file di pedone che, a loro volta, trasportano mercanzie varie, sacchi di farina, fascine di legna, le donne con bambini legati sulla schiena e in equilibrio sul capo secchi, taniche, fagotti. Tra poco la città piomberà nel buio, a Freetown non c'è la luce elettrica. Non per questo la vita si fermerà, gli abitanti ci sono abituati: la luce è un lusso, l'importante che non ci sia la guerra.
Tutti la ricordano la guerra, dieci anni di follia, uno dei conflitti più crudeli e feroci di tutto il continente. Una sciagurata formazione guerrigliera, il Ruf, Fronte Unito Rivoluzionario, ha inondato di terrore il paese con una guerra civile combattuta da ragazzini. Qui i bambini soldato sono stati usati in modo scientifico dal leader guerriglieri. Quando veniva attaccato un villaggio gli adolescenti erano obbligati a compiere gli atti più disumani come uccidere i genitori o le sorelle. Un sistema per annullare nelle loro coscienze qualunque barlume di umanità. Poi venivano inquadrati nelle file del Ruf, spesso drogati, ai più grandi veniva dato un kalashnikov, i più piccoli costretti a fare i lavori di fureria: lavare i panni dei comandanti, cucinare, trasportare materiale e armi nei trasferimenti nella boscaglia.
Le ragazze della Casa Famiglia di Don Maurizio, missionario da anni a Freetown, conoscono bene questi bambini-soldato, ne sono le vittime. Sinnah, quattordici anni, è stata accecata in un modo crudele, le hanno fatto colare negli occhi le gocce di un sacchetto di plastica bruciato. Con Saffy sono stati più spicci, le hanno cavato gli occhi con la baionetta. Sidimba ha un altra storia, fa parte della folta schiera di mutilati. Con un colpo netto di machete le hanno amputato il braccio destro all'altezza della spalla, non potrà mai portare una protesi. Nel linguaggio crudele dei guerriglieri era una "manica corta". Altri mutilati, le "maniche lunghe" sono stati più fortunati, hanno tagliato un braccio all'altezza del polso. Ma in questo feroce repertorio di crudeltà c'era la variante della doppia amputazione: al polso ma ad entrambe le braccia.
In Sierra Leone gli amputati sono migliaia. Questa pratica è stata usata su larga scala e in modo scientifico per spargere terrore e privare il governo di qualunque sostegno. Oggi i mutilati sono un peso per il paese: sono improduttivi e avrebbero bisogno di essere assistiti, di fatto sono abbandonati a se stessi.
Paradossalmente Sidimba, Saffy, Sinnah e le altre sono fortunate. Padre Maurizio le ha accolte nelle sue case famiglia, paga loro la retta per andare a scuola e ha organizzato le residenze in modo che la solidarietà sia la regola. Chi è cieca viene aiutata da chi può vedere e queste, che sono mutilate di braccia o gambe, possono avvalersi degli arti delle loro compagne. La vita nella Casa Famiglia si svolge all'insegna dell'aiuto reciproco e i risultati si vedono: a scuola Saffy, Sidimba, Sinnah sono tra le migliori della loro classe e Padre Maurizio ne è orgoglioso.
Ma le Case Famiglia sono una goccia nel mare dei bisogni della Sierra Leone. Girare per Freetown dà l'idea di cosa è successo in questo paese. Uomini e donne mutilate chiedono l'elemosina su tutte le strade del caotico centro cittadino. Non hanno nulla e spesso sono abbandonati anche dalle loro famiglie che hanno già grosse difficoltà a sfamare i figli. Nel groviglio di auto che si forma nella piazza dell'Albero del Cotone, un tronco maestoso che fa da monumento nazionale perchè vi venivano incatenati gli schiavi, si concentrano i doppi mutilati. Con i loro moncherini tengono un bicchiere di plastica che tendono vicino ai finestrini delle auto. La loro condizione è penosa: hanno bisogno di aiuto per tutto, anche per le banali esigenze quotidiane come mangiare, lavarsi, vestirsi.
Padre Maurizio anche per loro ha cercato di mettere in campo la solidarietà. Hanno bisogno di una famiglia, di un aiuto quotidiano e così con gli aiuti che gli arrivano dall'Italia per alcuni di loro ha costruito e gli ha intestato una casa, uno stratagemma per non farli abbandonare dalle loro famiglie che rimangono con loro grazie al fatto che il loro congiunto può offrire loro un privilegio come una casa vera in muratura per la quale non bisogna pagare un affitto.
E' il caso di Adam al quale Padre Maurizio ha costruito una casa a Waterloo, un sobborgo appena fuori Freetown. Sta seduto all'ombra nella piccola veranda e ricorda il giorno in cui i guerriglieri gli tagliarono entrambe le braccia: stava andando in città quando i guerriglieri lo intercettarono, erano tutti adolescenti molto più giovani di lui. Il capo, un ragazzo sui venti anni, gli impose di appoggiare le mani sul tronco di un albero. Non si accorse nemmeno di cosa stava per accadere quando un ragazzino, con un colpo netto di machete, lo colpì su un avanbraccio e poco dopo sull'altro. In pochi attimi era diventato un mutilato grave. I guerriglieri gli misero le mani in tasca e gli dissero di correre in città e annunciare il loro imminente attacco a Freetown. Era diventato un monito, un sistema per terrorizzare civili e soldati dell'esiguo esercito governativo che difendeva la capitale.
Oggi a guardare Sinnah, Sidimba e Saffy ridere serene nel cortile della loro Casa Famiglia quel passato sembra lontanissimo. Loro non ne parlano ma c'è da stare certi che più di una volta quelle drammatiche storie hanno fatto incursione nei loro sogni e, purtroppo, a volte, si ripercuote anche nelle loro speranze nel futuro. Sidimba è la più loquace e a volte ne parla: "volevo essere bella" - dice con un sorriso triste. Poi cerca di cacciare l'ombra di ricordi che le passa davanti agli occhi: "Quando avrò finito di studiare voglio fare la manager di Banca" - dichiara decisa. "

Grazie a Raffaele Masto per la sua preziosa e toccante testimonianza

ESTRAPOLATO DA:
www.aiutiamoibambini.it

venerdì 27 febbraio 2009

TOM WAITS / HOLD ON





C'è un signore in America che da anni denuncia le illusioni del sogno americano, le solitudini delle metropoli tentacolari, la fatica di vivere dell'uomo contemporaneo che, se troppo debole, rischia di cadere vittima dell'alcool, della droga e in genere di tutti i prodotti destinati a "distrarlo". Questo signore si chiama Thomas Alan Waits ed è uno dei più grandi esponenti di una musica lacerata ed indefinibile, forgiata attraverso la sua consumata gola, proprietaria di corde vocali capaci di raccontare con un solo vocalizzo un intero vissuto.

Genio anticonformista e ribelle ma, sorprendentemente, senza l'infanzia tormentata di rito (anzi, ha sempre avuto un buon rapporto col padre), Tom Waits, pur essendo nato in California (7 dicembre 1949), non ha mai assecondato la deriva di plastica a cui pareva destinato il suo paese. Fin da ragazzo la sua è stata una vita di continuo pellegrinaggio, un'esperienza che probabilmente ha poi segnato il suo percorso di cantore senza meta. San Diego, Laverne, Pomona, Silver Lake, North Hollywood, Whittier sono tutti luoghi che ha conosciuto e in cui ha vissuto.

Amante viscerale della musica (soprattutto dei grandi autori di inizio secolo, Porte e Gershwin compresi), ha cominciato a lavorare a soli quattordici anni in qualità di lavapiatti, per poi passare come cuoco direttamente alla gestione di pentole, intingoli e condimenti vari. Più tardi riesce a farsi assumere come portiere in un Folk Club di Los Angeles, l'"Eritage Club", in cui per la prima volta sale sul palcoscenico per cantare alcune delle sue canzoni.

Herb Cohen, produttore in erba, ne rimane impressionato e nel 1972 lo ingaggia per l'allora nascente etichetta Asylum. Tom Waits si applica e dà alle stampe "Closing time" un eccellente LP con alcune delle sue composizioni migliori, già contrassegnate da quel sound fumoso e jazzy che rappresenta una delle sue caratteristiche. I brani sono apprezzati anche da molti cantanti di giro, che contribuiscono a diffonderne il nome.

Con l'album successivo, "The heart of saturday night", Waits prosegue il suo viaggio fra l'umanità dei perdenti d'America, fatta di frequentatori (troppo) assidui di bar, prostitute e loro poco sensibili clienti. Il suo è un calarsi di matrice quasi biblica fra le sofferenze degli esseri umani dimenticati, spesso in dissidio fra di loro, incapaci di venirsi incontro pur nella reciproca sfortuna.

Il terzo disco invece è già un "live", il criticato "Nighthawks at the diner", seguito però dall'ottimo "Small change". E' un momento d'oro per il singer californiano, la creatività non manca. Mette a punto la sua voce sempre più grattata e sforna uno dietro l'altro capolavori come "Foreign affairs", "Blue Valentine" e "Heartattack and wine", realizzazioni che contengono "ballad" eseguite tutt'oggi con frequenza da vari cantanti di tutto il mondo.

La rotta di Tom Waits si modifica bruscamente con l'album "Swordfishtrombones", nel quale fanno la loro comparsa strumenti esotici, tessiture armoniche e melodiche inusuali per la scrittura fino a quel momento relativamente lineare dell'artista.

Talento eclettico, Waits è sempre stato affascinato anche dal cinema, un universo in cui il suo volto scavato ed espressivo emerge al meglio. Ha infatti partecipato a film come "Rumble fish", "Ironweed" e il celebre "Down by law" con il nostro Roberto Benigni.

Gli album successivi sono tutti di ottimo livello e confermano il talento inquieto di Waits. "Rain dogs" (che vede nel brano "Big Mariah" la partecipazione del chitarrista dei Rolling Stones Keith Richards), "Franks wild years", "Big time", la colonna sonora "Night on earth", "Bone machine" e "The black rider", sono le realizzazioni che, pur con una certa discontinuità dettata da momenti di crisi, hanno visto la luce fra gli anni '80 e gli anni '90.

Nel 1999, dopo quasi sette anni di silenzio, esce a sorpresa un nuovo album, intitolato "Mule variations", titolo che ha attirato l'attenzione della stampa come raramente è successo per un album di Waits.
Seguono nel 2002 ben due album: "Alice" e "Blood money", entrambi frutto della collaborazione con il drammaturgo Robert Wilson (che aveva già dato vita a "The black rider").
Le canzoni di "Alice" risalgono all'omonima messa in scena dei primi anni '90, mentre quelle di "Blood money" sono la colonna sonora del più recente "Woyzeck".



Aforismi di tom waits:

Riesco quasi sempre a cavalcare sia la realtà che l'immaginazione. La mia realtà ha bisogno dell'immaginazione come una lampadina ha bisogno della presa. La mia immaginazione ha bisogno della realtà come un cieco ha bisogno del suo bastone.....

Il paradiso per me? Mia moglie ed io sulla Route 66 con una tazza di caffè, una chitarra da quattro soldi, un registratore preso dal rigattiere, una stanza del Motel 6, e una macchina in buone condizioni parcheggiata davanti alla porta.....

Negli anni Settanta, un'etichetta discografica a Los Angeles ha prodotto un disco dal titolo "Il meglio di Marcel Marceau": Erano quaranta minuti di silenzio seguiti da un applauso e ha venduto molto bene. Quando ho ospiti in casa, mi piace metterlo. Però mi secca davvero se la gente comincia a chiacchierare.....

Se John Lennon avesse avuto anche la più lontana idea che un giorno Michael Jackson avrebbe potuto decidere sull'utilizzo del suo materiale, sarebbe uscito dalla tomba e l'avrebbe preso a calci nel culo, ma cosi' forte che tutti noi ci saremmo divertiti.....

Un mercantile giapponese era stato silurato durante la Seconda guerra mondiale e giaceva sul fondo del porto di Tokyo con un grosso buco nello scafo. Una squadra di ingegneri viene convocata per riportare a galla il vascello danneggiato. Uno di loro, per affrontare il problema, ricorda di aver visto un cartone animato di Paperino quando era piccolo e c'era una nave affondata con un buco nello scafo e per riportarla a galla l'hanno riempita di palline da ping-pong. Gli altri ingegneri, assai scettici, si mettono a ridere ma uno di essi è disposto a provare. Certo, dove diavolo potevano trovare venti milioni di palline da ping-pong se non a Tokyo? E quella è stata la soluzione ideale. Le palline furono sparate nello scafo e la nave tornò a galla. Morale: le soluzioni dei problemi si trovano nei posti più impensati. E inoltre, credi in te stesso anche nelle peggiori avversità.....


Siamo sepolti sotto il peso delle informazioni, che vengono confuse con la conoscenza. La quantità è scambiata con l'abbondanza e la ricchezza con la felicità. Il cane di Leona Helmsley ha guadagnato 12 milioni di dollari l'anno scorso... e Dean McLaine, un contadino dell'Ohio, ne ha portati a casa 30.000. E' una versione colossale della pazzia che germoglia nei nostri cervelli, senza eccezioni. Siamo scimmie armate e piene di soldi.....

articolo preso da http://biografie.studenti.it/biografia.htm?BioID=735&biografia=Tom+Waits

giovedì 26 febbraio 2009

LOU REED / LEAVE ME ALONE




LOU REED / MATILDA A PASSO DI VALZER


Ballando un valzer, Matilda tirò fuori il portafogli,
il ragazzo sexy sorrise costernato,
lei prese quattro banconote da venti
perché le piacevano le cifre tonde...
chiunque è regina per un giorno,
oh babe, sono eccitata
e lo sai che mi piace il tuo corpo,
perché non scivoliamo via?
Benché sia sicura che tu sappia
che io flirto raramente....
così, si così babe, su, andiamocene via...
lussurioso e bellissimo, oh che muscolo,
lei se ne venne nei jeans
mentre lui raccoglieva i soldi
dal banco di formica del bar
e con un movimento lento la sollevò
e audacemente la portò lontano da questo mondo
e nonostante la derisione della gente,
finì per essere ben più che un divertimento...
più tardi entrò lentamente in lei
e le mostrò da dove veniva
e poi fece l'amore con lei così delicatamente,
che fu come se lei non fosse mai venuta prima...
quando sorse il sole
e lui si preparò per andare via,
nessuno dei due si pentì di nulla...
sha la la la la la

mercoledì 25 febbraio 2009

INDIAN JEWELRY / SWANS




BAUDELAIRE / ABELE E CAINO

Razza d'Abele, dormi, bevi e mangia:
con che compiacimento ti sorride Dio!

Razza di Caino, striscia
nel fango e muori miserabile!

Razza d'Abele, il tuo sacrificio
accarezza il naso ai Serafini!

Razza di Caino, il tuo supplizio
potra mai avere fine?

Razza d'Abele, guarda prosperare
II tuo bestiame e le tue semine!

Razza di Caino, le tue viscere
urlano di fame come un vecchio cane!

Razza d'Abele, scaldati il ventre
al focolare patriarcale!

Razza di Caino, trema di freddo
nel tuo antro, povero sciacallo!

Razza d'Abele, ama e prolifica!
Anche il tuo oro si moltiplica!

Razza di Caino, guardati
dalle grandi brame, cuore ardito!

Razza d’Abele, tu cresci e ti pasci
come le cimici dei boschi!

Razza di Caino, trascina per le strade
la tua famiglia disperata!

Razza d'Abele, la tua carogna
ingrasserà la fumante terra!

Razza di Caino, il tuo compito
non è ancora finito!

Razza d'Abele, vergognati!
II ferro e vinto dallo spiedo!

Razza di Caino, sali al cielo
e scaraventa sulla terra Dio!

lunedì 23 febbraio 2009

SPRINGSTEEN / ACROSS THE BORDER




Ti stringo nelle mia braccia, si ecco quando inizia…
cerco la fede nel tuo bacio e comodità nel tuo cuore…
gusto il seme sopra le tue labbra, stendo la mia lingua sopra le tue cicatrici,
ma quando guardo nei tuoi occhi ci troviamo in mondi distanti,
dove gli oceani distanti cantano e sorgono le pianure…
in questa regione secca e turbata la tua bellezza resta…
laggiù dalla strada della montagna, dove la strada principale rotola fino a fare buio,
sotto la pioggia benedetta di Allah, rimaniamo mondi distanti.
Qualche volta la verità non è abbastanza
o è troppa nei tempi…
allora getta via la verità, la troveremo in questo bacio,
nella tua pelle sopra la mia pelle, nei battiti dei nostri cuori…
forse il vivere ci lascerà entrare prima che la morte ci separi…
lasceremo che il sangue costruisca un ponte oltre le montagne ornate di stelle…
ti rivedrò sullo spartiacque tra questi mondi distanti.
Abbiamo avuto questo momento per vivere, il resto è solo polvere e buio…
lasciamo che l’amore dia ciò che da...
lasciamo che l’amore dia ciò che da.

Mondi Distanti / Bruce Springsteen

Il mio pensiero va a te…
a te fratello mio, a te che porti negli occhi la disperazione del tuo vivere…
a te che lotti per un brandello di dignità….
a te che guardi il mondo impaurito…
a te che cerchi disperatamente un sorriso, un abbraccio o una semplice parola di conforto…
a te che vieni da un mondo lontano
ANGELO

NICK CAVE / DO YOU LOVE ME




DOVE CRESCONO LE ROSE SELVATICHE / NICK CAVE
Mi chiamano Rosa Selvatica ma il mio nome era Elisa Day, perchè mi chiamano così? Io non lo so in quanto il mio nome era Elisa Day. Dal primo giorno che l'ho vista ho capito che era lei, lei mi fissò negli occhi e sorrise perchè le sue labbra erano del colore delle rose che crescono lungo il fiume, colore di sangue e follia. Quando lui ha bussato alla mia porta ed è entrato nella stanza, il mio tremore si è fermato nel suo abbraccio sicuro... lui sarebbe stato il mio primo uomo, e avrebbe avuto una mano gentile... pulì le lacrime che scorrevano sul mio viso. Il secondo giorno le portai un fiore, lei era più bella di ogni donna che avessi mai visto, dissi "Sai dove le rose selvatiche crescono così scarlatte, dolci e libere?" Il secondo giorno lui arrivò con una rosa rossa, disse "Darai a me la tua sconfitta e il tuo dolore"... io accennai col capo, mentre ero sdraiata sul letto... lui disse "Se ti mostro le rose, tu mi seguirai?" Il terzo giorno lui mi portò al fiume, mi mostrò le rose e ci baciammo e l'ultima cosa che io udii fu una parola sussurrata mentre si inginocchiava su di me (rimanendo sorridente), con una pietra nel suo pugno. L'ultimo giorno la portai dove crescono le rose selvatiche e lei si distese sull'argine, il vento leggero come un ladro, la baciai nel momento dell'addio, le dissi "Tutte le cose belle devono morire" e lasciai scendere la mano e misi una rosa tra i suoi denti.