martedì 19 maggio 2009

Goodbye Lenin - Yann Tiersen



Ecco, comincia la musica, Yann accarezza i tasti di un pianoforte,
l' atmosfera diventa magica, chiudo gli occhi e dimentico tutto...
il tutto diventa niente attorno a me, ci siamo solo io e la musica....
apro le ali, quelle ali troppo spesso stanche, mi libro nell' aria,
è una sensazione astratta, come astratto è il silenzio della musica...
vorrei non aprire gli occhi, ho paura di ciò che ritroverò al mio risveglio....
voglio dimenticare tutto, dimenticare chi mi ha ferito,
dimenticare il frastuono del nulla, dimenticare il rumore della stupidità,
dimenticare le lacrime sprecate....
Yann continua a suonare, sembra dirmi:
La gente è infelice perchè non si accorge delle cose belle,
è troppo impegnata nelle cose materiali,
è troppo impegnata a saziare il proprio corpo e non ha tempo per l' anima...
io continuo ad ascoltare la musica e vorrei che non finisse mai...
ma ecco, ecco, è finita, riapro gli occhi e ritorno alla vita di sempre....
sono stati solo 4 minuti, ma in quei pochi istanti mi sono sentito davvero vivo.
Grazie Yann, per questi pochi attimi di magìa...

sabato 16 maggio 2009

martedì 12 maggio 2009

NICK DRAKE / CELLO SONG




Nick Drake
Un amore nascosto dietro il sole...
ha scritto canzoni di disarmante bellezza, espresso emozioni uniche e irripetibili, cambiato il volto della musica d'autore. Una rivoluzione silenziosa durata soltanto quattro anni. Nessuno all'epoca si accorse di lui. Per decenni la sua arte è rimasta tesoro custodito da pochi fan devoti. Ora la riscoperta. E la tardiva consacrazione. Storia dell'esile cantore della "Pink Moon"
ARIEL BERTOLDO
Nick Drake... un cuore bianco versato fra le stelle
Lo stereo dipinge la stanza di colori violacei, la voce nuda e sottile di Nick Drake è vita che sfugge di mano. Questo album vi verrà presentato da molti come il testamento dell’artista, ma voi non fermatevi qui perché non è questo, o non solo. Pink Moon è un palazzo di cristallo i cui corridoi sono attraversati da una voce straordinariamente ispirata, da una chitarra limpida che traccia il percorso e disegna di ombre la luce lunare, da qualche sprazzo di piano delicato che infrange quieto i labirinti di specchi. A tutti gli effetti il risultato è quello di un suono essenziale, di una melodia scarnificata e sottile, consapevole, intimista. Non c’è tempo per distrarsi: occorre intraprendere un viaggio dentro noi stessi, chiuderci nel silenzio dei nostri spazi più intimi e affrontare la strada che ci conduce attraverso i canali polverosi e remoti dell’animo umano. La poesia velata di Drake ci costringe ad una sorta di implosione, dà inizio a proiezioni oniriche che appestano l’aria di spleen, gocciolano di malessere chimico e trasudano antidepressivi e incapacità di far splendere il sole. Dobbiamo lisciare i nostri animi, scaldare le gomme lungo i labirinti del nostro di dentro. Il risultato è una continua tensione verso l’esterno che non riesce a realizzarsi e genera un senso di claustrofobia sonora insostenibile, velenosa e impregnata di assurda dolcezza. Il suono ripercorre ossessivo le sofferenze consuete, Nick ci ribadisce l’incapacità della vita umana di realizzarsi, di ardere e fiammeggiare, di fermarsi serena a godere del chiaro di luna. La sua voce è una spugna imbevuta di amarezza terrena, e si riempie di forza per sussurrarci quieta che per noi c’è ancora una via d’uscita.

Se lasciate che le vostre orecchie si abituino all’oscurità, scoprirete un mondo onirico delicato e brillante. Ascoltatelo con calma, datevi tempo: il rumore della vita frenetica vi acceca l’udito e rende necessario un momento di latenza per potersi abituare al silenzio della luna, per sentire con precisione ogni piccolo particolare. Dopo qualche ascolto mi sembra di essere diventata spirito. Chiudo gli occhi, sfrutto il dono dell’invisibilità e vengo proiettata nell’animo più profondo di un uomo che sussurra a se stesso, partecipo al fluire sonoro di una coscienza sofferta, troppo personale per essere capita e apprezzata a un ascolto distratto. È come se la musica facesse eco nella mente di Drake, e io avessi la fortuna di assistere a questa lunga confessione sonora. La chitarra non è altro che un’estensione della voce, le corde vocali vengono percosse e sussurrano in arpeggi delicati, di tanto in tanto il palazzo di cristallo cade a pezzi e si fa pianoforte tintinnante fra le dita dell’artista (Pink Moon). La voce è inquieta, corrotta, sofferta, inzuppata di male di vivere. L’approccio a questa musica è tutt’altro che lineare e immediato, all’inizio vi fa perdere il senso dell’orientamento e dello spazio come quando entrate in una stanza buia. Ma appena l’orecchio e l’animo si abituano alla penombra, quello che si apre e fa la ruota è un mondo sottile, lunare, fragile e bellissimo. Le note mi accarezzano caliginose e soffici, delineano con delicatezza i miei labirinti interiori, una luna inquietante dona agli spazi una colata di luce rosa soffusa, molle, malata. Se vi fidate di tutto questo, chiudete gli occhi per un momento e lasciate che la poesia perfetta di From the morning faccia il suo corso dentro di voi e vi sollevi da terra nelle notti d’estate che non finiscono mai. Nick Drake è un clown dagli occhi tristi e dal cuore bianco, ma vola leggero lungo le notti stellate. Le parole mi travolgono in un flusso impetuoso, come un fiume in piena che infrange i suoi argini con lentezza irreale, la luna è un fluido rosa psichedelico e pulsante. Drake mi trascina con il delirio incantevole dell’estasi generata dall’annullamento dell’essenza umana. La vita diventa uno scorrere surreale, deformata dall’allucinazione. E porta alla paralisi ogni possibilità di reazione. Ma per noi una speranza sembra farsi strada all’orizzonte, Nick mi confida un segreto che ha raccolto attraversando i corridoi asettici dell’annullamento individuale, e me lo dona, lucente e incantato: puoi dire che il sole splende se lo vuoi veramente.

Ripongo il vinile. Nick mi gira le spalle e se ne va, con una mano in tasca, nella luce grigia della sera. Grazie per la bellezza che ci hai regalato nel tuo breve soggiorno fra noi, adesso puoi davvero imboccare la strada che ti porta alle stelle
ESTRAPOLATO DA www.agoramagazine.it

mercoledì 6 maggio 2009

JOHNNY CASH / HURT




NO ALLA LA PENA DI MORTE


La Sedia Della Pietà / NICK CAVE

Cominciò quando mi presero da casa mia
e mi misero sulla "strada della morte..."
io sono quasi completamente innocente, lo sai.
Lo dirò di nuovo
Io…non…ho…paura…di…morire.

Ho cominciato a scaldarmi e a raffreddarmi
per gli oggetti e i loro campi...
una tazza rozza, uno mocio attorcigliato,
il viso di Gesù nella mia zuppa,
quei sinistri accordi a cena,
le ruote stregate del carrello del pranzo...
un osso uncinato si alza dal mio cibo,
tutte le cose né buone né cattive...

la sedia della pietà sta aspettando,
penso che la mia testa stia bruciando
e ad ogni modo lo sto desiderando...
un occhio per un occhio,
un dente per un dente,
comunque ho detto la verità
e non ho paura di morire.

Interpretare segni e catalogare,
un dente annerito, una nebbia scarlatta...
le pareti sono scadenti, nere,
essi sono un respiro malato al mio posteriore,
essi sono un respiro malato che si raduna al mio posteriore...

sento storie dalla camera,
come Cristo nacque dentro una mangiatoia
e come un rozzo sconosciuto
morì sopra una croce,
potrei dire che sembra adattarsi a modo suo,
lui era un falegname di mestiere,
almeno ecco ciò che ha detto...

come la mia buona mano io,
ho tatuato M.A.L.E. tra il pugno di suo fratello,
quei cinque zozzi! Non fecero niente per sfidare o resistere.

nel Paradiso il suo trono è fatto d’oro,
l’arca del suo Testamento è riposta,
un trono di cui ha raccontato,
tutta la storia si spiega...
quaggiù è fatto di legno e filo elettrico
e il mio corpo va a fuoco
E Dio non è mai lontano...

nella sedia della pietà mi arrampico,
la mia testa è rasata, la mia testa è connessa
e come la falena che cerca
di entrare nell’occhio radioso,
così io vado trascinandomi fuori dalla vita,
solo per nascondere nella morte un attimo...
comunque non ho mai mentito...

la mia mano assassina si chiama M.A.L.E.
Indossa una fascia da matrimonio che è B.E.L.L.A.
e la catena di una lunga sofferenza
ferma tutto quel sangue ribelle...

la sedia della pietà sta aspettando,
penso che la mia testa stia bruciando
e ad ogni modo lo sto desiderando...
un occhio per un occhio,
un dente per un dente,
non ho paura di morire...

la sedia della pietà sta bruciando
e penso che la mia testa stia ardendo,
ad ogni modo lo sto sperando...

bruciare con tutti questi sguardi di incredulità,
un occhio per un occhio,
un dente per un dente
e comunque non c’era prova,
né un motivo e nè un perché.

la sedia della pietà sta fumando
e penso che la mia testa si stia sciogliendo
e ad ogni modo la sto aiutando...

una bugia per una bugia,
una verità per una verità...
non ho niente da perdere
e non ho paura di morire...

la sedia della pietà si sta sciogliendo
e penso che la mia testa stia bollendo
E ad ogni modo sto rovinando
tutto il divertimento con tutta questa verità e conseguenza...
Un occhio per un occhio
e una verità per una verità...
non ho paura di morire...
una vita per una vita
e una verità per una verità
e comunque non c’era prova,
ma non ho paura di raccontare una bugia...

NICK CAVE

lunedì 4 maggio 2009

QUEENS OF THE STONE AGE / A SONG FOR THE DEAF




VELVET UNDERGROUND / LA CANZONE DELLA MORTE DELL' ANGELO NERO
Le miriadi di scelte di questo destino
servite su un piatto,
perché lui possa scegliere
che cos’ha da perdere,
non il fantasma di un paese insanguinato
tutto coperto dal sonno,
dove l’angelo nero pianse,
non una strada di una vecchia città dell’est
ha dovuto scegliere...
con il pensiero del fratello
camminava attraverso la notte,
coi suoi capelli in faccia
e con un lungo taglio frantumato, del coltello di G.T....
l’uomo, rianimatosi, ha sgambettato velocemente attraverso l’alba,
finché abbiamo detto ripetutamente
alla sua testa acuta e strillante,
che splendeva allegramente orlata e
rigata di rosso,
mescolata con la scelta del tempo
su pattini di ghiaccio che grattano grosse lastre...
ti tagli la bocca col rasoio sanguinante,
dimenticando il dolore,
l’antisettico rimane un freddo saluto...
così cominci a volare
verso la comoda neve bruna dell’est,
andata a scegliere
reliquie propiziatorie, rendendo difficile dimenticare
da dove vieni...
la funzione dei tuoi occhi
serve a realizzare fama...
scegli ancora
il ritornello del vagabondo, del sacrilegio recluso...
per la perdita di un cavallo
sono andate le viscere e una coda di ratto...
vieni ancora, scegli di andare...
e se il terrore dell’Epifania ti ha ridotto a vergognarti
ad avere la testa scossa e agitata,
scegli una parte su cui stare...
se la pietra cade,
Spacca la didattica in due,
lascia i segni dei passaggi del topo...
non urlare, prova a intervalli,
se scegli, prova a perdere...
per la perdita di tutto il resto vieni e comincia,
comincia il gioco,
scegli di scegliere,
scegli di scegliere, scegli di andare...

sabato 2 maggio 2009

NINE INCH NAILS / DEAD SOULS




Ferito

Colpisco me stesso oggi
per vedere se provo ancora qualcosa...
mi concentro sul dolore
l’unica vera cosa che mi rimane...

La siringa piange un buco,
il caro vecchio pungiglione
cerca di uccidere tutto,
ma ricordo ogni cosa...

che cosa sono diventato?
Il mio più dolce amico,
ognuno lo so,
va via alla fine...

tu potresti averlo tutto
Il mio impero di immondizia...
ti lascerò giù,
ti ferirò...

indosso questa corona di merda
sopra la mia sedia da bugiardo...
pieno di pensieri spezzati
non posso riparare,
sotto le macchie del tempo...

Il sentimento scompare,
tu sei qualcun altro e
io sono ancora qui...


tu potresti averlo tutto
Il mio impero di immondizia,
ti lascerò giù,
ti ferirò...

se potessi iniziare di nuovo,
un milione di miglia via...
vorrei trattenere me stesso,
Vorrei cercare un modo...

NINE INCH NAILS / HURT