martedì 12 maggio 2009

NICK DRAKE / CELLO SONG




Nick Drake
Un amore nascosto dietro il sole...
ha scritto canzoni di disarmante bellezza, espresso emozioni uniche e irripetibili, cambiato il volto della musica d'autore. Una rivoluzione silenziosa durata soltanto quattro anni. Nessuno all'epoca si accorse di lui. Per decenni la sua arte è rimasta tesoro custodito da pochi fan devoti. Ora la riscoperta. E la tardiva consacrazione. Storia dell'esile cantore della "Pink Moon"
ARIEL BERTOLDO
Nick Drake... un cuore bianco versato fra le stelle
Lo stereo dipinge la stanza di colori violacei, la voce nuda e sottile di Nick Drake è vita che sfugge di mano. Questo album vi verrà presentato da molti come il testamento dell’artista, ma voi non fermatevi qui perché non è questo, o non solo. Pink Moon è un palazzo di cristallo i cui corridoi sono attraversati da una voce straordinariamente ispirata, da una chitarra limpida che traccia il percorso e disegna di ombre la luce lunare, da qualche sprazzo di piano delicato che infrange quieto i labirinti di specchi. A tutti gli effetti il risultato è quello di un suono essenziale, di una melodia scarnificata e sottile, consapevole, intimista. Non c’è tempo per distrarsi: occorre intraprendere un viaggio dentro noi stessi, chiuderci nel silenzio dei nostri spazi più intimi e affrontare la strada che ci conduce attraverso i canali polverosi e remoti dell’animo umano. La poesia velata di Drake ci costringe ad una sorta di implosione, dà inizio a proiezioni oniriche che appestano l’aria di spleen, gocciolano di malessere chimico e trasudano antidepressivi e incapacità di far splendere il sole. Dobbiamo lisciare i nostri animi, scaldare le gomme lungo i labirinti del nostro di dentro. Il risultato è una continua tensione verso l’esterno che non riesce a realizzarsi e genera un senso di claustrofobia sonora insostenibile, velenosa e impregnata di assurda dolcezza. Il suono ripercorre ossessivo le sofferenze consuete, Nick ci ribadisce l’incapacità della vita umana di realizzarsi, di ardere e fiammeggiare, di fermarsi serena a godere del chiaro di luna. La sua voce è una spugna imbevuta di amarezza terrena, e si riempie di forza per sussurrarci quieta che per noi c’è ancora una via d’uscita.

Se lasciate che le vostre orecchie si abituino all’oscurità, scoprirete un mondo onirico delicato e brillante. Ascoltatelo con calma, datevi tempo: il rumore della vita frenetica vi acceca l’udito e rende necessario un momento di latenza per potersi abituare al silenzio della luna, per sentire con precisione ogni piccolo particolare. Dopo qualche ascolto mi sembra di essere diventata spirito. Chiudo gli occhi, sfrutto il dono dell’invisibilità e vengo proiettata nell’animo più profondo di un uomo che sussurra a se stesso, partecipo al fluire sonoro di una coscienza sofferta, troppo personale per essere capita e apprezzata a un ascolto distratto. È come se la musica facesse eco nella mente di Drake, e io avessi la fortuna di assistere a questa lunga confessione sonora. La chitarra non è altro che un’estensione della voce, le corde vocali vengono percosse e sussurrano in arpeggi delicati, di tanto in tanto il palazzo di cristallo cade a pezzi e si fa pianoforte tintinnante fra le dita dell’artista (Pink Moon). La voce è inquieta, corrotta, sofferta, inzuppata di male di vivere. L’approccio a questa musica è tutt’altro che lineare e immediato, all’inizio vi fa perdere il senso dell’orientamento e dello spazio come quando entrate in una stanza buia. Ma appena l’orecchio e l’animo si abituano alla penombra, quello che si apre e fa la ruota è un mondo sottile, lunare, fragile e bellissimo. Le note mi accarezzano caliginose e soffici, delineano con delicatezza i miei labirinti interiori, una luna inquietante dona agli spazi una colata di luce rosa soffusa, molle, malata. Se vi fidate di tutto questo, chiudete gli occhi per un momento e lasciate che la poesia perfetta di From the morning faccia il suo corso dentro di voi e vi sollevi da terra nelle notti d’estate che non finiscono mai. Nick Drake è un clown dagli occhi tristi e dal cuore bianco, ma vola leggero lungo le notti stellate. Le parole mi travolgono in un flusso impetuoso, come un fiume in piena che infrange i suoi argini con lentezza irreale, la luna è un fluido rosa psichedelico e pulsante. Drake mi trascina con il delirio incantevole dell’estasi generata dall’annullamento dell’essenza umana. La vita diventa uno scorrere surreale, deformata dall’allucinazione. E porta alla paralisi ogni possibilità di reazione. Ma per noi una speranza sembra farsi strada all’orizzonte, Nick mi confida un segreto che ha raccolto attraversando i corridoi asettici dell’annullamento individuale, e me lo dona, lucente e incantato: puoi dire che il sole splende se lo vuoi veramente.

Ripongo il vinile. Nick mi gira le spalle e se ne va, con una mano in tasca, nella luce grigia della sera. Grazie per la bellezza che ci hai regalato nel tuo breve soggiorno fra noi, adesso puoi davvero imboccare la strada che ti porta alle stelle
ESTRAPOLATO DA www.agoramagazine.it

2 commenti:

46+2 ha detto...

vedi,..nonostante la testa di minchia hai cmq buon gusto...è quello che ti salva.Non riesco ad odiarti.Anche se quel giorno un pò me le hai fatte girare,lo ammetto.c'hai pure la faccia simpatica,cavolo...però la testa di minchia ti rimane,eheh...oh non ti offendere dai...io c'ho la minchia a forma di testa,pensa che sfiga..

darkangel ha detto...

ihihihihih....oltre ad essere un testa di minchia, sarei anche un coglione se mi offendessi! Non mi sono offeso, perchè conosco i miei limiti e so di essere insopportabile alcune volte....

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