Questa valle è triste e grigia: una fredda nebbia la opprime; come fronte di vecchio l'orizzonte è rugoso; uccello, gazzella, prestatemi il vostro volo; lampo, portami via! in fretta, presto, verso i prati del cielo dove la primavera regna e ci invita alla festa eterna, allo splendido concerto che sempre vibra, la cui eco lontana turba la fibra del mio cuore ansimante. Là, sotto gli occhi di Dio benedicente, raggiano strani fiori, là sono alberi in cui come nido gorgheggiano migliaia d'angeli; là ogni suono sognato, là ogni splendore inaccessibile formano, in un imene miracoloso, cori inenarrabili! là, vascelli innumerevoli dai cordami di fuoco fendono le onde di un lago di diamante dove sono dipinti il cielo blu e i mondi; là, nell'aria incantata, volteggiano odori ammalianti, inebriando insieme il cervello e i cuori con le loro carezze. E vergini dalla carne fosforescente, dagli occhi la cui orbita austera racchiude la siderale immensità dei cieli e del mistero, baciano castamente, come si addice ai defunti, il santo poeta che scorge un turbinìo di legioni di spiriti sulla sua testa. L'anima, in questo Eden, beve a lunghi sorsi l'ideale, torrente splendido che scende da alti luoghi e svolge il suo cristallo senza una ruga. Ah! per trasportarmi in quel settimo cielo, me, povero diavolo, me, fragile figlio di Adamo, cuore tutto materia, lontano dalla terra, da questo mondo impuro dove ogni giorno il fatto distrugge il sogno, dove l'oro rimpiazza tutto, la bellezza, l'arte, l'amore, dove non si solleva alcuna gloria un poco pura senza che i fischiatori la deflorino, dove gli artisti per disarmare i denigratori si disonorano, lontano da questa galera dove, tranne il debosciato che se la dorme, tutti sono infami, lontano da tutto ciò che vive, lontano dagli uomini e ancor più dalle donne, aquila, al sognatore ardito, per alzarlo dal suolo, apri la tua ala! Lampo, portami via! Uccello, gazzella, prestatemi il vostro volo!
Ogni amico costituisce un mondo dentro di noi. Un mondo mai nato fino al suo arrivo, ed è solo tramite questo incontro, che nasce un nuovo mondo. UN BACIO KIARA.
Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio Sullo spirito che geme in preda a lunghi affanni, E versa abbracciando l'intero giro dell'orizzonte Una luce diurna più triste della notte;
Quando la terra è trasformata in umida prigione, Dove come un pipistrello la Speranza Batte contro i muri con la sua timida ala Picchiando la testa sui soffitti marcescenti;
Quando la pioggia distendendo le sue immense strisce Imita le sbarre di un grande carcere Ed un popolo muto di infami ragni Tende le sue reti in fondo ai nostri cervelli,
Improvvisamente delle campane sbattono con furia E lanciano verso il cielo un urlo orrendo Simili a spiriti vaganti senza patria Che si mettono a gemere ostinati
E lunghi trasporti funebri senza tamburi, senza bande Sfilano lentamente nella mia anima vinta; la Speranza Piange e l'atroce angoscia dispotica Pianta sul mio cranio chinato il suo nero vessillo.
3 commenti:
Nn avevo mai sentito questo gruppo e ti dirò nn mi spiace rocker!Ciaoooooooooooooooooooooooooo
Ogni amico
costituisce un mondo
dentro di noi.
Un mondo mai nato
fino al suo arrivo,
ed è solo tramite
questo incontro,
che nasce un nuovo mondo.
UN BACIO KIARA.
Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio
Sullo spirito che geme in preda a lunghi affanni,
E versa abbracciando l'intero giro dell'orizzonte
Una luce diurna più triste della notte;
Quando la terra è trasformata in umida prigione,
Dove come un pipistrello la Speranza
Batte contro i muri con la sua timida ala
Picchiando la testa sui soffitti marcescenti;
Quando la pioggia distendendo le sue immense strisce
Imita le sbarre di un grande carcere
Ed un popolo muto di infami ragni
Tende le sue reti in fondo ai nostri cervelli,
Improvvisamente delle campane sbattono con furia
E lanciano verso il cielo un urlo orrendo
Simili a spiriti vaganti senza patria
Che si mettono a gemere ostinati
E lunghi trasporti funebri senza tamburi, senza bande
Sfilano lentamente nella mia anima vinta; la Speranza
Piange e l'atroce angoscia dispotica
Pianta sul mio cranio chinato il suo nero vessillo.
Baudelaire
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